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Quando la GDO sposa la stagionalità del produttore

  • Immagine del redattore: Sonia Floridoro
    Sonia Floridoro
  • 7 ott
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 8 ott


Nata nel 2005 da una gestione familiare e produttiva, l'azienda agricola Speranza Srl, in provincia di Ragusa, ha costruito in vent'anni un percorso di crescita basato su un modello differente rispetto alle logiche di aggregazione che spesso caratterizzano il settore. Partendo da un nucleo composto da un padre e due figli, l'azienda si è progressivamente affermata sui mercati nazionali e nella Grande Distribuzione Organizzata (GDO), ampliando nell'ultimo anno la propria attività commerciale anche all'estero. Una crescita costante che, come spiega Alessandro Speranza, si fonda su un rapporto diretto con la terra e sulla valorizzazione della semplicità e della naturalezza del prodotto.



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Il modello aziendale di Speranza Srl si basa su una produzione per l'80% diretta, mentre il restante 20% proviene da aziende agricole partner che vengono seguite e integrate nel programma produttivo e commerciale come se fossero un'unica entità. Tutta la merce viene lavorata e confezionata all'interno dell'unico stabilimento aziendale di circa 3000 m². Questa struttura permette anche ai piccoli produttori di avere un canale di interlocuzione diretto con la GDO. La filosofia di fondo rimane quella delle origini, come sottolinea Alessandro Speranza: "Proveniamo da una gestione familiare produttiva e intendiamo consegnare alla grande distribuzione o ai mercati quella semplicità di referenze quanto più naturali possibili. Il marchio Speranza rappresenta semplici produttori che si immettono in un mercato nuovo e che offrono la loro esperienza non soltanto commerciale, ma anche nelle coltivazioni orticole".


Un elemento distintivo del rapporto con la GDO è la capacità dell'azienda di commercializzare i prodotti con il proprio marchio, Speranza appunto. Un risultato ottenuto attraverso un dialogo trasparente e diretto con i buyer, basato sulla coerenza tra produzione e offerta. L'azienda si impegna a fornire solo ciò che produce direttamente, rispettando i cicli naturali e le date di raccolta, senza una continuità forzata con merce di altra provenienza, che non rispetterebbe i medesimi standard qualitativi.


I cavalli di battaglia dell'azienda sono melanzane tonde, cetrioli e peperoni, affiancati da una gamma che arriva a contare fino a 13 referenze, tra cui pomodoro ciliegino, datterino (anche in mix giallo e rosso) e piccadilly. La produzione è supportata da certificazioni come GlobalGAP (aziendale e di confezionamento) e IFS per il magazzino. Spicca inoltre la certificazione Nichel Free per le melanzane di produzione propria, un percorso intrapreso per valorizzare l'impiego di prodotti naturali per l'impollinazione. Sul fronte dell'export, i mercati di riferimento includono i Paesi Bassi, da novembre ad aprile, e, durante l'inverno, Germania e Austria.


Per quanto riguarda le prospettive commerciali delle prossime settimane, la percezione è positiva. Le problematiche climatiche estive hanno causato una riduzione delle quantità sulle piante, il che lascia presagire una minore disponibilità di merce in futuro. Si prevede che le raccolte nel centro-nord Italia termineranno prima, aumentando la richiesta di prodotto dal Sud Italia, dove però le temperature elevate hanno comunque limitato le rese. Di conseguenza, si prospetta un mercato con prezzi tendenzialmente al rialzo, dovuto non soltanto a una minore offerta generale, ma anche a una mancata sovrapposizione tra le diverse aree produttive. Sullo scenario internazionale, la competizione con la Spagna rimane un fattore rilevante, poiché, pur affrontando le proprie difficoltà degli italiani, il mercato spagnolo è sostenuto dalle produzioni del Nord Africa, che consentono di coprire i vuoti di mercato e di mantenere una forte pressione sui prezzi.


Infine, un fattore critico per la competitività del comparto ragusano è legato all'insularità e alle carenze logistiche. La distanza di 120 km dalle prime piattaforme logistiche site a Catania, unita a collegamenti stradali non ottimali, rappresenta una difficoltà strutturali non irrilevante. In questo contesto, l'infrastruttura dell'aeroporto di Comiso, interessante per i collegamenti turistici, può affiancare benissimo il progetto cargo, considerata come una risorsa strategica non pienamente compresa nel suo potenziale.

Alessandro Speranza evidenzia come il dibattito si concentri spesso solo sull'esportazione di prodotto fresco, trascurando l'importanza del cargo per l'importazione di mezzi tecnici e altri materiali indispensabili per la produzione, che oggi arrivano prevalentemente dal Nord Italia. Un'infrastruttura cargo efficiente non solo favorirebbe le aziende siciliane, ma incentiverebbe anche le imprese di altre regioni a investire in piattaforme commerciali sull'isola, a beneficio dell'intero sistema.


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